domenica 26 ottobre 2008

Off topic 3

Mio commento sul Secolo XIX a proposito delle dichiarazioni di Alan Greenspan sulla crisi.

9 commenti:

luca fava ha detto...

Mi permetto di dissentire su questa frase:

"Questa spirale si è autoalimentata finché i valori del mattone si sono gonfiati a un livello tale da rendere insostenibile per i mutuatari più a rischio – i cosiddetti subprime – il pagamento della rata."

E' vero il contrario. I continui aumenti del valore delle case hanno spinto i mutuatari, anche non subprime, a contrarre altri debiti garantiti dalla differenze del valore(crescente) della casa e il mutuo originario. I primi problemi sono sorti quando i tassi hanno cominciato a salire e soprattutto quando le diverse tipologie di prodotto mutuo, tipicamente dopo 2 anni, hanno previsto il pagamento sia della quota capitale che di quella interessi (per i primi due anni prevedevano il pagamento della sola quota interesse o addirittura solo parte di essa)

Jacopo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con luca.
La crisi nasce dal fatto che i mutui erano ipotecati sul valore degli immobili che continuava a salire. Quando in stati come la California il prezzo medio delle case è sceso fino del 40%, per i poveracci è stato più semplice fare default sul mutuo che cercare di rimanere balanced. Infatti se ho un mutuo da 400'000 coperto da un immobile di 400'000 me ne sto tranquillo. Ma se il prezzo della casa scende a 300'000 se il cliente va in default perde i 300'000 euro della casa, ma si risparmia i 100'000 di mutuo che cmq impiegherebbe una vita a raccimolare.
La banca perde 100'000 ma non sa come rifinanziare perchè il mutuo s'è perso in una giungla di cartolarizzazioni.

Ora, questa è storia. Un'osservazione mia (cioè, di Zingales). Tutti sono saltati al collo della too much securitization come fosse il capro espiatorio di tutto. Bisogna ricordare una cosa. Che se non ci fosse stata una tale sofisticazione finanziaria l'america adesso sarebbe nella merda fino al collo. Dati storici dimostrano come a crolli del 40% del mercato immobiliare sono coincise recessioni durissime. Non dello zero virgola e.. ma di doppie cifre..
Quindi prima di accusare i mercati fin (qui certamente non si è fatto) alcuni giornali dovrebbero fare meglio i conti!

Siete d'accordo?

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con luca.
La crisi nasce dal fatto che i mutui erano ipotecati sul valore degli immobili che continuava a salire. Quando in stati come la California il prezzo medio delle case è sceso fino del 40%, per i poveracci è stato più semplice fare default sul mutuo che cercare di rimanere balanced. Infatti se ho un mutuo da 400'000 coperto da un immobile di 400'000 me ne sto tranquillo. Ma se il prezzo della casa scende a 300'000 se il cliente va in default perde i 300'000 euro della casa, ma si risparmia i 100'000 di mutuo che cmq impiegherebbe una vita a raccimolare.
La banca perde 100'000 ma non sa come rifinanziare perchè il mutuo s'è perso in una giungla di cartolarizzazioni.

Ora, questa è storia. Un'osservazione mia (cioè, di Zingales). Tutti sono saltati al collo della too much securitization come fosse il capro espiatorio di tutto. Bisogna ricordare una cosa. Che se non ci fosse stata una tale sofisticazione finanziaria l'america adesso sarebbe nella merda fino al collo. Dati storici dimostrano come a crolli del 40% del mercato immobiliare sono coincise recessioni durissime. Non dello zero virgola e.. ma di doppie cifre..
Quindi prima di accusare i mercati fin (qui certamente non si è fatto) alcuni giornali dovrebbero fare meglio i conti!

Siete d'accordo?

Carlo Stagnaro ha detto...

Avete ragione entrambi - purtroppo quando si scrive, a volte si finisce per fare delle sintesi eccessive, che vanno a scapito della chiarezza.

luca fava ha detto...

La securitization è un processo affascinante, a mio modo di vedere, con il quale si riesce a spalmare il rischio verso più attori. Il problema dunque non risiede nelle modello di originate to distribute risk, bensì nel sottostante utilizzato per tale modello. Siamo chiari, se cartolarizzo merda, questa rimarrà sempre merda. Tuttavia al contempo l'eccessivo utilizzo di tale metodologia ha spinto ulteriormente la favola della casa per tutti andando ad alimentare una situazione già abbondantemente annaffiata di denaro facile. Attenzione che il denaro facile, indi minori rendimenti su treasury e qunt'altro, ha vauto un ruolo doppio ed aulimentativo nella crisi.

Anonimo ha detto...

Sarebbe bello capirci qualcosa su questo c.d. "eccesso di liquidità". I bassi tassi non sono solo frutto di una politica monetaria ma sopratutto del trilione di dollari in Fed funds comprati dalla cina.. Sinceramente la tesi austriaca non mi convince per niente e mi sembra un po' semplicistica. Il giappone ha avuto tassi allo 0% per tutti gli anni novanta. Eppure ancora oggi sembrano avere un problema di carenza di liquidità.
Bah, personalmente e sinceramente, brancolo nel buio.

luca fava ha detto...

Il caso Giapponese è unico e rilevatore di una verità difficile da interpretare; tassi prossimi allo zero non comportano un livello di inflazione alta, almeo nel sistema Giappone.
Da questa sera le prime due economie del mondo, USA e Gippone, hanno tassi di interesse vicni allo 0, rispettivamente 1 e 0,5 ed è molto probabile che il Giappone tagli nuovamente nei prossimi giorni.
Quali considerazioni a riguardo?Ma soprattutto quali conseguenze per il futuro?e ancora quale sarà la prossima e inevitabile bolla (su questo ho un parere personale, ovvero energie pulite e rinnovabili)?

Carlo Stagnaro ha detto...

Non mi pare che il caso giapponese dimostri altro, se non che i tassi di interesse sono solo uno di tanti fattori. Nessuno, infatti, dice o sostiene (non io, comunque) che la politica monetaria della Fed sia stata *la* causa della crisi. L'aspetto secondo me piuttosto evidente, però, è che tassi troppo bassi e troppo a lungo abbiano contribuito alla situazione attuale. In parte si dissolve l'incantesimo che quel geniaccio di Greenspan aveva saputo tessere, cioè che l'economia fosse una sorta di tastiera su cui un musicista talentuoso poteva suonare seguendo l'istinto, piuttosto che le piatte e noiose regole più o meno codificate. Greenspan ha peccato di hybris, e noi stiamo incollando i cocci. Detto questo, concordo con Luca: il problema è che una serie di condizioni predisponenti - la politica monetaria, le follie di Basilea 2, la retorica del too big to fail, eccetera - hanno contribuito a far precipitare una spirale fatta di titoli spazzatura (cioè sopravvalutati) e scarsa trasparenza. La merda, per così dire, è entrata nel ventilatore. Concordo con Luca anche sul fatto che, in assenza di serie riforme (ma non saprei dire quali!), si stia già preparando il terreno per la prossima bolla. Non so, però, se sarà quella delle rinnovabili. Nel senso che, sebbene lì una bolla ci sia e stia già manifestando i primi segni di instabilità (guardate al solare), le cause in quel caso sono largamente indipendenti da Basilea, dalla Fed, e dai mercati finanziari. Dipendono piuttosto dalla regolamentazione aggressiva, soprattutto in Europa. E la bolla scoppierà quando l'intolleranza dei consumatori agli aumenti tariffari troverà una traduzione politica. Forse ciò accadrà già durante la crisi in corso, se la recessione sarà molto dura. Ma è impossibile dirlo.

Anonimo ha detto...

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