giovedì 13 novembre 2008

Liberalizzare i saldi

Il presidente della consulta Ascom del Levante, Vincenzo Bovone, si scaglia contro la decisione della regione Liguria, di anticipare l'inizio della stagione dei saldi estiva e invernale, rispettivamente, al 3 gennaio e 10 luglio. Capisco le sue ragioni, ma mi sembrano ragioni sbagliate. Così come sbagliate sono le ragioni di chi pretende di poter fissare inizio e fine delle svendite per legge. La regolamentazione è talmente minuziosa che dice addirittura per quanti giorni si possono appendere i manifesti "saldi" (prima erano 10, adesso 3). La questione è semplice: i prezzi dovrebbero essere liberi. Ciascuno dovrebbe essere libero di fare la sua politica di prezzo, stabilendo un ricarico più o meno alto, o utilizzando alcuni prodotti come beni civetta per attirare i clienti e poi appioppargli altro. Ciascuno dovrebbe essere libero di fare la sua politica di magazzino, modulando acquisti e vendite secondo le sue valutazioni e decidendo quando è il momento di cambiare l'inventario - che sia prima o dopo il 3 gennaio. In effetti, i "saldi", nel senso corrente del termine, neppure dovrebbero esistere; nel senso che, in un paese civile, non è un'amministrazione pubblica che ti dice quando puoi alzare o abbassare i prezzi (trascurando piccole e secondarie cose come la domanda, l'offerta, la disponibilità di reddito, le aspettative di reddito futuro dei consumatori, i costi dei negozi, eccetera). E in un paese civile non ci si lamenta, come fa Bovone, della concorrenza: si compete. Per fare una citazione colta, "se vinci, vivi. Se perdi, muori". Sarà triste per Bovone - che evidentemente non pensa di essere bravo, oppure pensa che la media dei soci da lui rappresentati sia sotto la soglia della bravura - ma è così che funziona il mercato, ed è così che si fa l'interesse dei consumatori.

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