venerdì 5 settembre 2008

Genova: bye bye bio

Per l'agricoltura biologica, le regole del mercato non valgono. Se un prodotto non tira, è colpa del cliente che non lo apprezza. Lo afferma Andrea Ferrante, presidente dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica: "Quello di dire che la mensa biologica non piace ai bambini è un vecchio trucco. Evidentemente a Genova c’è un problema di controllo di qualità dei prodotti, ma è colpa loro che non sono all’altezza, certo non dei prodotti biologici". Oggetto del contendere è la decisione dell'amministrazione genovese, di sospendere la fornitura di cibi bio nelle mense scolastiche, perché i bambini li rifiutano e perché si dimostrano essere di qualità inferiore. Ha spiegato l'assessore, Paolo Veardo, sul Corriere della sera di ieri: "dopo l’esperienza che abbiamo fatto nella refezione ci sono dei correttivi necessari. C’è poco da fare, ai bambini piace una mela rotonda, rossa, grossa, quelle biologiche, bruttine, ce le mandano tutte indietro. Dalla mensa scolastica alla spazzatura". Il problema non è solo di aspetto: i bambini rifiuterebbero anche il pollo bio e il sugo fatto con pomodori organici, mentre il riso biologico sarebbe più deperibile rispetto a quello convenzionale.

E' vero, dal punto di vista della qualità, quello che afferma Ferrante: "Se la qualità dei prodotti è scadente non si può imputare al fatto che sono coltivati con metodo biologico". Fatto sta che gli sbalzi di qualità nel biologico sono maggiori, e non potrebbe essere altrimenti, poiché il processo di selezione e la protezione contro parassiti e infestanti è giocoforza inferiore. Aggiunge Ferrante: "Semmai c’è da dire che in tutte le mense scolastiche in cui si introducono prodotti biologici è necessario anche avviare un percorso di educazione alimentare accurato, oltre appunto ai controlli di qualità, ma queste sono cose note a tutti e che funzionano e stanno funzionando anche in realtà ben più importanti". Su questo è, invece, difficile seguirlo: cosa vuol dire che per somministrare cibi bio bisogna avviare programmi di educazione alimentare? A me pare che, dietro queste parole, ci sia tutta la forza pelosa di una lobby "politicamente corretta": ti vendo il pomodoro, ma ti obbligo a comprarmi anche il caravanserraglio pseudoeducativo che gli sta dietro. In ogni caso, e torno al punto di partenza, la realtà semplice e banale è che sul mercato - persino in un mercato politicizzato e quindi per definizione irrazionale come quello degli appalti alle mense pubbliche - quello che alla fine conta è la soddisfazione del cliente, e questo è un compito che i produttori biologici sembrano rifiutare, come se fossero investiti da una missione più alta del rispondere a una domanda di mercato.

Un ulteriore tassello viene dalle parole di Paola Trionfi, responsabile ristorazione dell'Aiab: "Se la causa fosse un problema di qualità della fornitura, sarebbe doveroso risolverlo attraverso lo strumento del capitolato. Ma se la motivazione fosse invece la riduzione dei costi (vedi il taglio di 130.000 pasti in tutte le scuole entro il 31 dicembre all'avvio del nuovo capitolato d'appalto che attribuirà 71 punti alle offerta più economiche e solo 29 alla qualità), allora sarebbe meglio non ricalcare stereotipi ormai desueti del biologico brutto da vedere e poco buono da mangiare, anche perché difficile da trovare sul mercato". Probabilmente, c'è una componente di verità in quello che dice. Solo che essa va illuminata dalle considerazioni appena svolte. Cioè, l'amministrazione genovese si trova a gestire mense con costi superiori a quelli di mercato, e qualità (e sicurezza, ma questo è un altro discorso ancora) inferiori. Se uno la vede in questa prospettiva, non è certo stupefacente la decisione di mettere fine a una lunga e costosissima parentesi.

Crossposted @ RealismoEnergetico.org

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oltre che bruttina i prodotti biologi sono anche cari, poco adatti alle mense dove bisogna stare in determinati parametri.
E' come la lobby dei prodotti eco-solidali (solidali per il portafoglio della sinistra, visto che il prezzo è uguale ai nostri prodotti, ma presumo che il costo della manodopera sia diverso nel terzo Mondo rispetto a quello nazionale. Siccome la gente, sbagliando, per carità, guarda al prodotto che costa meno, è buono ed è bello, allora bisogna
"educarli"...

Io abito in campagna, ho sempre avuto l'orto concimato regolarmente a letame e spruzzato di verderame (ora proibito, mi pare) a protezione contro i parassiti....son cresciuto a prodotti biologici?

Anonimo ha detto...

Esatto. E biologico vuol dire anche che ha il sapore di una volta. Mai lette tante corbellerie tutte insieme. L'unica cosa vera è la parte che riguarda il portafoglio... Il biologico costa molto di più, perchè tirar via le erbacce, concimare e sconfiggere gli "ospiti" costa molto più sudore che con una bella "spruzzata" di veleni micidiali. Per non contare quello che comunque si deteriora molto prima che con le coltivazioni moderne. Che parlino di risparmio e basta. Fine dell'ipocrisia.