sabato 20 settembre 2008
L'orecchio pubblico mettetevelo nel XXXX
Il trade off tra libertà e sicurezza, tra privacy e sorveglianza è sempre di difficile soluzione. C'è poco da dire: ci vuole, semplicemente, grande pragmatismo. Per quanto le telecamere nelle strade siano odiose, svolgono un ruolo importante e, soprattutto, sembrano essere socialmente accettate o addirittura desiderate. Bon. Però c'è un limite che non dovrebbe essere superato mai. Quando si affrontano le questioni in modo pratico, bisognerebbe sempre tracciare una linea invalicabile, oltre la quale l'arte di arrangiarsi diventa arte di danneggiare il prossimo. Quel limite, a Chiavari, è stato ampiamente superato. A quanto pare, il capillare sistema di videosorveglianza cittadino è in grado di captare suoni e discussioni attorno alle telecamere. Questo significa che non solo dove siete e cosa fate, ma anche quel che dite sarà a disposizione dei sorveglianti e resterà, per un certo periodo, nella memoria del sistema. Questo è, semplicemente, inaccettabile. Dei cittadini che vivano con orgoglio la loro libertà e la loro privacy dovrebbero, semplicemente, ribellarsi. Non ne faccio una questione leguleia. Non me ne frega niente del richiamo del garante della privacy, Franco Pizzetti, e non penso che la cosa la si potrebbe risolvere dandone piena e chiara comunicazione nella cartellonistica stradale. Non esiste ragione di sicurezza al mondo che possa giustificare l'intercettazione ambientale di milioni di conversazioni all'anno, tra persone oneste e innocenti (fino a prova contraria, e la prova non può e non deve essere ottenuta illegalmente o al di fuori degli standard minimi di civiltà). La tolleranza degli italiani nei confronti dell'invadenza impicciona pubblica è molto ampia. Ma chi abbia almeno un po' di amor proprio, di essere guardato e ascoltato e pubblicamente denudato non può sopportarlo. Perfino nei tempi antichi e presunti incivili (che incivili non erano, ma questo è un altro discorso) la gogna era una punizione. Non la norma.
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