mercoledì 24 settembre 2008

All'asta Marassi

Il comune di Genova ha avviato le procedure per un'asta internazionale, mettendo in vendita lo stadio di Marassi. Per il Secolo XIX, che non riesce a fare una cronaca imparziale, in questo modo Marta Vincenzi sta vendendo "un pezzo di storia del calcio italiano". E allora? Per il bene del calcio e per la sicurezza dei tifosi, gli stadi dovrebbero essere ben gestiti. Chi sia il proprietario, è del tutto secondario. La privatizzazione, in quest'ottica, ha perfettamente senso, perché chiunque rilevi lo stadio non vorrà, ovviamente, farlo fallire, lasciarlo nell'incuria, far fuggire gli spettatori paganti, o portarselo via. Vorrà trarne il massimo profitto, e a tal fine dovrà affrontare tutti gli investimenti necessari a rendere la struttura agevole e ben tenuta. Soprattutto, il finanziamento di interventi sullo stadio non entrerà più in competizione col rifacimento della pavimentazione del cimitero o l'acquisto di brodo caldo per gli anziani indigenti, o qualunque altra diavoleria sia oggetto delle cure del comune. C'è anche un altro aspetto, molto importante di questi tempi: se vuole attirare il pubblico, il proprietario futuro dello stadio dovrà massimizzare la sicurezza, facendo quanto possibile per allontanare i facinorosi e creando le condizioni per neutralizzarli quando iniziano a far casino. Lo spiega bene, pur essendo milanista, Massimiliano Trovato in questo Focus: "le esperienze inglese e americana - scrive Massimiliano - indicano che la figura chiave di tale scenario di sicurezza privata sarebbe lo steward, un ibrido tra la maschera d'un teatro e il buttafuori d'una discoteca, in grado di accompagnare lo spettatore al suo posto ma anche di prenderlo per un orecchio se non vi rimanesse educatamente seduto. E sarebbero rimesse all'interessata valutazione del proprietario, anziché all'arbitrio di un legislatore, la necessaria dotazione di misure di sicurezza, dalle videocamere ai tornelli, e l'individuazione delle politiche confacenti, ad esempio in tema di posti numerati". La privatizzazione di Marassi apre una marea di opportunità per rendere la vittoria domenicale del Genoa, o la sistematica sconfitta della Sampdoria, (*) un evento ancor più meritevole di essere goduto dal vivo. Su questo blog abbiamo in passato criticato il sindaco Vincenzi, e lo faremo in futuro. Ma questa mossa - se andrà in porto come deve, cioè senza indebite interferenze del comune durante l'asta (stile Alitalia) e senza successivi condizionamenti nella gestione dello stadio - merita tutto il nostro più caloroso applauso.

(*) Ok, non necessariamente uno stadio privato ed efficiente può garantire il raggiungimento di proprio tutti gli obiettivi desiderati. Ma in questa vita ci serve, un po' di utopia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giusto! Dall'alto del punto che distanzia Genoa e Zambeddoria in classifica (al momento, stasera si gioca ahimè), mi prendo la libertà di postare questo vecchio, pomposo e spocchioso articolo sull'argomento scritto in tempi non sospetti rispetto a quello dello sfortunato (calcisticamente parlando) Trovato:

February 5th, 2007 by Admin
990 Views -

Nella recente conferenza stampa il commissario straordinario della Figc Luca Pancalli afferma:
"Se ciascuno di noi, nella propria responsabilità, si ricorda che al di là degli interessi di parte, e di categoria, deve interpretare il proprio ruolo nell’interesse della collettività, ecco: per questo sono fiducioso che quella maturità possa emergere." (Fonte: Sky)
Sono queste parole ad obbligarmi a scrivere un commento in calce ai tristi avvenimenti che hanno riempito le pagine dei quotidiani nazionali in quest’ultimo fine settimana.
Lo scandalo del calcio, che in questi giorni è venuto fuori con straordinaria violenza, altro non è che l’ennesimo fallimento dello Stato, l’ennesima tragedia della deresponsabilizzazione perpetrata dallo Stato a spese dei cittadini. Tutto questo in nome dell’interesse della collettività. Il Sig. Pancalli, appoggiato da Petrucci, si rivolge ai Presidenti delle società calcistiche quando invoca questo interesse pubblico. Ma con l’interesse pubblico non si è mai andati da nessuna parte. L’interesse pubblico è l’interesse di nessuno, o al massimo l’interesse del gruppo di potere di turno. Il Sig. Pancalli non si accorge che è l’interesse del privato, del singolo, del presidente, dell’imprenditore, il motore che può veramente risolvere il problema degli stadi italiani. Questo perché interesse privato è sinonimo di responsabilità. Una parola che sembra diventata sconosciuta agli abitanti del Bel Paese.
Finché gli stadi rimarranno strutture pubbliche, che misconoscono la proprietà privata della società sportiva, saranno strutture di nessuno, in mano a balordi depressi che sfogano le proprie disgrazie intorno ad un rettangolo verde. La responsabiltià dei Presidenti dev’essere ben lungi dal diventare responsabilità sociale ma dovrebbe sempre indirizzarsi verso l’interesse degli azionisti (sponsor, investitori, tifosi che siano).
Ed è per questo che al Ministro Melandri potremmo dire di tenerseli per sé i venti miliardi promessi per la costruzione di una nuova struttura in quel di Genova qualche settimana fa. Perché, con il rischio di diventare noiosi e ripetitivi, il problema è sempre lo stesso: perché non lasciar "intraprendere" liberamente? Gli organi di amministrazione dello stadio, che potrebbero essere anche gli stessi della Società Sportiva, sarebbero i primi responsabili di ogni accadimento contrario alla legge e quindi si guarderebbero bene dal fare entrare i facinorosi all’interno delle proprie strutture, perché farlo comporterebbe un costo legale. E le stesse amministrazioni, gli stessi collegi sindacali delle società (perché di investimenti ingenti, quanto remunerativi, si tratta) si preoccuperebbero di istituire organismi di controllo ed organismi di polizia all’interno degli stadi, con grande risparmio per i contribuenti italiani (abbiamo idea di quanti poliziotti siano quotidianamente impiegati per il mantenimento dell'ordine ogni domenica?). Questo non è il modello inglese, questo è buon senso. E’ la libertà di impresa che ha civilizzato l’Europa, e non si farà certo dei problemi a civilizzare uno stadio.
Si obbietterà, come una frangia di sociologi inglesi ha fatto recentemente, che in questo modo non si fa altro che spostare il problema da un luogo, lo stadio, ad un altro qualsiasi dello spazio sociale; non si risolve il problema, ma lo si nasconde semplicemente. Ebbene, dell’infinità stupidità dell’uomo non bisogna dar di conto, e lo Stato si dovrebbe guardare bene dal tentare di cambiare la natura di quest'ultimo. D’altronde, come si ricordava qualche giorno fa, il passo tra Stato di Diritto e Stato Etico è molto breve. E vediamo bene di non farlo questo passo. Anzi vediamo di farne qualcuno indietro.