venerdì 29 agosto 2008

Quando la cura è peggiore del male

Il comune di Sestri Levante avvia, anche quest'anno, il suo programma di social housing, approfittando di un cospicuo finanziamento della Regione Liguria. In pratica, l'ente pubblico costruisce nuovi alloggi, o sussidia privati per realizzarli o per ristrutturare i loro, destinati a essere affittati per un lungo lasso di tempo (almeno 25 anni) a un canone concordato, sotto i livelli di mercato. E' una soluzione efficiente? No. Ma, prima, occorre capire che l'alto livello degli affitti dipende principalmente da due fattori (ne aveva parlato Wendell Cox in una mia intervista al Foglio, qualche settimana fa, ma non ne trovo traccia online).

La prima ragione è la scarsità dei terreni, che a sua volta dipende dalle politiche anti-crescita urbana che sono implicite nei vari piani regolatori. Se nessuno può costruire - o, meglio, se possono costruire solo quanti sono in comunella con le varie giunte, e questa approssima una verità assoluta ovunque in Italia - e la domanda aumenta, allora è normale che il valore degli immobili, a parità di altre condizioni, tenda a salire, e con esso i canoni di affitto. Su questa dinamica s'innesta un'ulteriore patologia, e cioè l'assurda legislazione sugli affitti. La rigidità in uscita - la virtuale impossibilità di sfrattare un inquilino anche se moroso - fa sì che i proprietari siano incentivati a tenere sfitte le loro abitazioni, oppure a chiedere agli affittuari un premio sul rischio. Ora, se a questo si risponde col social housing - cioè con la politicizzazione degli alloggi e il controllo dei prezzi - si crea un doppio binario: quello dei fortunati o dei raccomandati, che hanno accesso all'equo canone, e quello delle persone normali, che invece devono pagare prezzi di mercato gonfiati per ragioni regolatorie. Tanto più che lo Stato, e qualunque altro ente pubblico compreso il comune, non è normalmente un buon asset manager, e quindi ci si può aspettare che non sarà in grado di costruire il numero "ottimo" di case nei luoghi migliori, e che le gestirà in modo inefficiente.

Davvero si vuole rispondere seriamente al caro-affitti? Allora si rilassino i vincoli alla costruzione di nuove case, spesso assurdi, e soprattutto si liberalizzino i contratti di affitto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Credo che il buon senso (quello che i politici chiamano demagogìa o populismo) porti a pensare o a domandarsi perchè in una città come Genova o Regione come la Liguria, con la popolazione in continuo calo, soprattutto a genova, ci sia un continuo costruir case. Spesso c'è da domandarsi se effettivamente necessitano nuovi alloggi o se forse bisogna guardare a quelli vecchi sfitti, se si perchè? credo che la liberalizzazione dei contratti d'affitto sia la soluzione più praticabile.